Non mi offendo, mi arrovello. È così che funziona da queste parti. Queste parti che hanno una testa, due braccia, due gambe, un sistema cardiocircolatorio di discreta funzionalità e, per questo, mi pare di essere una persona, forse di sesso femminile, ma non mi ricordo, perché un po’ troppi elementi non tornano e un po’ troppe volte non mi ci fanno proprio sentire. Mi arrovello perché ci metto molto, troppo, a metabolizzare quello che mi pare assurdo e sbagliato e, così facendo, invece di tirare sedie e scappare lontano, finisco per legittimarlo.
Ma anche quello che mi pare giusto e bello ha lunghi tempi di metabolizzazione e, così facendo, finisco per non crederci mai veramente, quindi, mi sa che devo andare dal medico, uno di questi anni.
Assimilo troppo, assimilo e lascio entrare virus post-atomici di aggressioni gratuite che, però, io pago molto e, quindi, com’è che sono gratuite?
Dondolo su una sedia, spesso. Mi pare che oscillare scuota l’assenza e la renda più penetrabile, ma va messa a punto, questa cosa, forse brevettata, forse arrovellata meglio. Non si torna tutti interi perché non si torna veramente in piedi. Si procede un po’ curvi, illegittimi gobbi di Notre Dame, sulla strada di nuove fatiscenze. Le vuoi, non le vuoi. Vorresti stare solo bene. Vorresti i suoi baci incondizionati e la sua mano sul tuo petto. Non il seno, il petto. Un gesto di protezione, non di seduzione. Vorresti che esistessero molti pomeriggi in giro insieme e poche sere, nei letti, separati, nelle case, separate, nei telefoni muti, uno a un capo, tu a un altro. Vorresti che si fosse capaci di cogliere e interpretare rapidamente tutti i segnali, invece di rimanere inchiodati alla teoria del codice della strada. Vorresti lune più sincere da girare col cucchiaino dentro l’ennesima tazza di thè, che forse non fa estate, ma, sicuramente, fa comunione. Vorresti una comunione laica, dentro un legame sacro.
evvabbè, ma questo post è proprio “di carne”. 🙂 bello.
“Carne”, che bella parola.
Grazie davvero 😉
questo post è un po’ “Fiori di carne” di Moltheni, un po’ “Risplenderai” di Massimo Zamboni ^ ^
Certi accostamenti mi fanno tremare 😉
Sono assolutamente onorata del tuo pensiero.
L’ha ribloggato su Amotione ha commentato:
Parole, immagini e corpo, non manca nulla in questo post. il resto lo fa sentire a chi lo sa leggere.
Il lettore è il pastore di sè stesso 😉
Ti abbraccio forte.