“Non ti preoccupare assolutamente, capisco benissimo”, gli dissi, mentre mi rivestivo.
Avevo interpretato tutta una scena di reggiseni lanciati per aria e slip fatti volare via come colombe bianche nella stanza, ma sapevo benissimo dove fosse la mia roba.
In realtà, avevo preso a perlustrare il pavimento con lo sguardo che lui non aveva neanche raggiunto l’orgasmo. Avevo deciso in quel momento che fingere di aver perso di vista il vestiario data l’esplosione-di-passione-che-ci-aveva-travolti sarebbe stato un gesto carino nei suoi confronti, in fondo.
Così spostavo sedie e scostavo coperte alla ricerca di ciò che era altrove.
“Oh, ecco gli slip!..”, avevo buttato lì, anche se non mi stava ascoltando.
“Sai, è questo lavoro. Mi sta uccidendo. Ho un sacco di responsabilità e poi la direzione…insomma, non so quando potremo rivederci, ecco. Così, volevo essere chiaro…evitare che ti facessi strane idee. Insomma, non sono uno stronzo, ecco. Attraverso solo un periodo molto intenso”.
Avrei dovuto decisamente lavare il maglione in acqua fredda o si sarebbe rovinato.Che cazzata indossare quel maglione, ma non era previsto che finissimo a letto, in una stanza d’albergo che non era un granché. Acqua fredda, decisamente.
“Non ti preoccupare assolutamente, capisco benissimo”.
Mi ispezionavo il corpo, le braccia, il collo. Niente segni, per fortuna, ma i capelli, Dio che disastro e il supermercato avrebbe chiuso. Cazzo. Mi vestivo più in fretta.
“E’ stato fantastico, davvero. Una cosa incredibile, beh, era un po’ che ci giravamo intorno tu ed io, no? Prima o poi sarebbe successo, no? Era questione di tempo. Forse sono stato troppo diretto, ma mi è parso che tu apprezzassi la cosa e poi, dai, siamo adulti: non ci ficcheremmo mai in una storia o roba del genere, no? Cioè, stiamo bene così, no? Ogni tanto, cioè: tu mi chiami e io arrivo, no? Non è meglio così?..E’ tutta colpa del lavoro, credimi, tutta colpa del lavoro. ”
“Non ti preoccupare assolutamente, capisco benissimo”.
La hall dell’albergo odorava di detersivo alla lavanda e le luci fredde mi costrinsero a socchiudere leggermente gli occhi. Per un istante mi concessi il ricordo dell’ultima volta che avevo fatto l’amore, anni prima. La sensazione, precisissima, nitida, meravigliosa, salì da dentro e mi passeggiò qua e là, prima di svanire.
“Allora ti chiamo appena possibile, eh? Tanto il numero ce l’ho, no? Guarda, davvero, appena mi sistemo un attimo col lavoro potrei anche portarti a cena fuori, insomma, divertirci un po’, che ne dici? Che bello, si vede che sei una donna intelligente. Diamine fossero tutte come te. Mi capisci, vero?”
“Non ti preoccupare assolutamente, capisco benissimo”.
Presi un taxi e avvertii un lieve bruciore all’imbocco dello stomaco.
Troppi caffè, prendevo troppi caffè.
C’è poco da aggiungere…obiettivamente nella gran parte delle occasioni, voi siete un passo avanti a noi. L’unica salvezza, come dicevo ad una mia amica proprio oggi pomeriggio, è che in fondo ancora abbiamo una nostra utilità!
Siamo solo più disperate.
Ho ‘rivisto’ molte scene di film compresse in un medley mio, immaginato di questa scena. Quando ci riesco è perché lo scritto penso mi abbia dato qualcosa. Fico! 😉 Grazie e complimenti, Chià!
Sempre gentile tu, grazie 😉
Capisco benissimo
Lo so che capisci.
Mmm … forse ai commenti avresti dovuto rispondere: “Non ti preoccupare, ti capisco benissimo” 😉
rivedo molti volti dietro le tue parole, che, insomma, sono le mie e – chissà perché – non mi sento poi tanto intelligente, anche se capisco benissimo.
donna fertile d’ “intelletto d’amore”, fulgida intelligenza e autenticità rara.
Posso abbracciarti?
Grazie.