Parlo in pubblico davanti a centinaia di persone, però mi vergogno di chiedere al passeggero seduto accanto a me, in treno, se – cortesemente, scusa, ti prego, non ti incazzare – mi fa passare perché, che ne so, devo andare in bagno, al vagone ristorante o solo a sgranchire le chiappe.
Mi vergogno talmente tanto che prenoto sempre lato corridoio e, quando l’agenzia si incasina e mi ritrovo accanto al finestrino, mi viene da star male appena il treno lascia la banchina. Visualizzo l’attimo in cui la mia vescica o la mia inquietudine da viaggio mi costringeranno a quella sconveniente richiesta e sudo.
Allora, un giorno di pioggia, turbata dai miei numerosi nonsense, mi sono messa seduta comoda e ho preso a esaminare con cura le motivazioni dell’imbarazzo. L’imbarazzo è il fratello nerd della vergogna, quello che non ha ancora i gradi da vergona effettiva, ma ci sta lavorando.
Ho ritenuto opportuno utilizzare un foglio di carta per annotare tutti gli elementi che ero in grado di razionalizzare e anche questo mi ha procurato un certo imbarazzo.
Tuttavia – pensai – non si può annotare su un foglio che ti imbarazza annotare su un foglio quello che ti imbarazza, per cui non lo feci.
Fischiettai e il cielo, ricordo, si fece ancora più grigio.
Iniziai, quindi, a segnare.
L’elenco era lungo e scritto male, di getto.
Il mio rapporto con l’imbarazzo era difficile da spiegare, i singoli aspetti non si riuscivano ad isolare ed ebbi la sensazione di dover risolvere un’equazione matematica al di sopra delle mie possibilità davanti ad una classe di compagni stronzi e un maestro fallito, montato e arcigno.
Non ne venivo a capo.
A quel punto, mi tolsi il maglione e restai in reggiseno. Mi chiesi se quello mi imbarazzava e mi dissi che no.
Mi tolsi il reggiseno e mi posi la stessa domanda, ma no, la risposta era sempre no.
Restai nuda, morendo di freddo, impettita e fiera davanti al foglio di carta con quel volgare elenco scritto sopra.
Sarei potuta uscire in balcone a fumare, sotto gli occhi del mondo, senza fare una piega e facendomi scivolare addosso gli sguardi dei curiosi, dei detrattori, dei bigotti, dei pervertiti, dei maiali, dei vigili con la paletta e anche di quelli senza paletta, dei preti, delle vecchie, degli assessori, delle persone tristi, degli ingenui, dei diversi, dei poveri, dei finti ricchi.
Allora capii qual era il punto: in qualche modo, dovevo essere sempre nuda per non provare imbarazzo.
Un rischio, certo.
Ma la nudità è molto meno imbarazzante della paura.
Per come pensi e scrivi sei bella dentro e fuori, non ti vergognare.
Buona giornata 😉
Buona giornata e grazie.
Ci sei….. Vai avanti a raccontare 🙂
L’ha ribloggato su Amotion.
e ancora continua questo non perdermi niente
Non voglio farti provare imbarazzo. Vedi tu.
Hai altre specialità.
Con i tweet del parco, di oggi, mi sono partite tenere carezze
…che tu non raccogli, ma non mi cambia niente, anzi