L’abbracciò e fu chiaro che il ricordo di quell’abbraccio non sarebbe stato sufficiente.
La memoria era un sistema di stoccaggio del vissuto molto potente, certo, ma del tutto inadeguato a lenire il dolore di una separazione o di una perdita.
Le era successo altre volte di rendersi conto in tempo reale quanto straordinario e irripetibile fosse il momento che stava vivendo. Eppure, questa consapevolezza non aveva assunto la forza di un distillatore.
Non sapendo che fare, in preda al panico, strinse più forte e inalò con disperazione il profumo della guancia di lui, ruvida.
Sintonizzò il battito del cuore col suo, i due respiri si fecero uno.
Ma non bastava. Non bastava.
Sarebbe svanito tutto e la gratitudine provata in quell’istante, quell’emozione bagnata, si sarebbe mescolata alla malinconia, alla nostalgia, trasformandosi in una poltiglia amara, da sputare per non strozzarsi.
«Forse potrei rubare l’anima di questo abbraccio e riporla in una scatola – pensò, mentre la tensione muscolare iniziava a scemare – le farei prendere aria una volta al giorno, le offrirei considerazione, la salverei dall’oblio e lei mi darebbe conforto nel tempo, risultando molto più concreta e reale di un semplice ricordo manipolato dalla mia mente, sbiadito dai giorni, dai mesi».
Guardò intorno alla ricerca di un contenitore abbastanza grande e robusto per contenere un’anima, ma vide solo qualche sasso e il grigio del cemento.
L’abbraccio stava per terminare e la questione non era stata risolta, allora lo supplicò: «prometti che mi abbraccerai ancora…»
Lui restò sorpreso e non capì cosa volesse dire. Cosa volesse dire davvero.
Rispose che l’avrebbe fatto.
«Prometti che saranno tutti abbracci diversi, ma uguali a questo. Promettilo».
Disse che non poteva prometterglielo. Che non aveva quel potere.
Lei ebbe una fitta e si toccò la pancia, continuando a fissarlo come se dovesse scomparire da un momento all’altro.
Lui le afferrò le braccia, se la riportò al petto, quasi la sollevò da terra e disse: «non avere paura, ricordare non ti servirà».
Lei ebbe paura di chiedere cosa intendesse. Cosa intendesse davvero. Continuò ad abbracciarlo, mentre intorno, uno ad uno, si spensero i lampioni.
L’intensità che forse non avrei voluto leggere stasera, ma stupenda
Oh, mi spiace…ma grazie.
Letta nel 2015 e riletta nel 2016, talmente commovente e struggente che rileggo un’altra volta, è un pò come farsi male.
Può sembrare fuori luogo se scrivo mi piace, ma è così.
Onorata due volte, allora.
Dolce 2016 a te.
mi sono sentita in quell’abbraccio, riflesso di due braccia intorno di cui volevo scrivere e non saprei mai farlo meglio di così.
Felice di aver partecipato alla tua emozione.
Con il cristallino nuovo rileggo tutto di te. Mi fai da collirio. Only you.